Como e le imprese storiche: viaggio nel passato della città lariana
La fondazione di Como si deve probabilmente ai Celti mentre secondo la storiografia di Plinio il Vecchio è agli Orobi che va attribuita la “paternità” della città che in effetti ha portato alla luce nel corso del XIX secolo attraverso importanti ritrovamenti archeologici.
Una storia, quella della città che sorge sulla sponda meridionale del Lario, fatta di invasioni e imprese militari portate a termine in varie epoche non senza tracce rimaste a lungo vive lungo un territorio nei secoli ritenuto strategico dal punto di vista geopolitico.
Goti e Longobardi si passarono il testimone con occupazioni e scorrerie impietose a partire dall’Alto Medioevo, mentre la lotta per l’egemonia del Sacro Romano Impero non risparmiò le vicine regioni in gran parte finite nel mirino dei dominatori tedeschi.
Alla lunga e dolorosa fase delle occupazioni seguirono pagine storiche altalenanti comunque improntate alla rinascita di Como grazie all’opera di personaggi come Federico Barbarossa, protagonista di una ricostruzione delle mura cittadine e di numerosi edifici distrutti dai conquistatori nei decenni precedenti.
Oltre al Castello Baradello, vennero ripristinate o restaurate nel medesimo periodo su disposizione dell’aspirante sovrano universale, opere difensive di straordinaria importanza come Porta Nuova, San Vitale e Porta Torre.
In piena era rinascimentale venne invece completato e perfezionato il restauro di Palazzo Broletto, edificato nel 1215 con un’impronta gotico-romanico destinato a “contaminarsi” con stili più moderni in ossequio alle disposizioni del podestà Bonardo da Codazzo.
Per una fortunata circostanza, l’area comasca venne “graziata” dai bombardamenti dell’aviazione angloamericana e dalle altre operazioni belliche durante il secondo conflitto mondiale: ironia della sorte volle che, al termine della stessa guerra, da queste parti fossero transitati Benito Mussolini e Claretta Petacci in fuga dalle forze della Resistenza.
La storia della città ha incrociato poi la figura di Giuseppe Garibaldi, che proprio qui condusse i Cacciatori ad un’impresa di grande valore (la battaglia di San Fermo del 27 maggio 1859) sconfiggendo le truppe austriache dopo aver già liberato Varese.
Al patriota italiano simbolo del Risorgimento non a caso è dedicata la statua che domina piazza Vittoria, dove in passato sorgeva il monumento di Francesco I d’Austria.
La tradizione lariana trova saldo ancoraggio nelle radici contadine e operaie, ben testimoniate nel tempo dai numerosi detti popolari trasmessi di generazione in generazione: alcuni di essi fanno rivivere nella modernità antichi valori ed insegnamenti dai mille significati.
Si pensi al proverbio locale che recita letteralmente “quand el Cruson el ga’ su el capel, mola la ranza e ciapa il restel”, frase da tradurre in italiano corrente più o meno con l’espressione “quando la montagna ha la nuvoletta sopra, lascia la falciatrice e prendi il rastrello”, una sorta di invito all’organizzazione dell’attività contadina di fronte al possibile arrivo del maltempo con le relative insidie per i raccolti.
Como è anche o meglio soprattutto il Lago, sterminato specchio d’acqua capace di conquistare il cuore di chi lo osserva grazie alla splendida cornice paesaggistica impreziosita dalle montagne circostanti e dai verdeggianti schizzi di vegetazione disseminati qua e là attorno alla pittoresca tavola blu del Lario.